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Mille splendide Aretha

In ogni storia di riscatto di una donna c’è Aretha. Da Giovanna D’Arco a Rosa Parks, l’umanità è piena di donne che non hanno accettato il loro ruolo e che si sono ribellate a scelte già fatte da altri.  Non si tratta solo di personaggi letterari o eroine cinematografiche, perchè sono proprio le vicende di ogni giorno ispirano libri e cinema. Pensiamo allora a Madre Teresa, Luisa Spagnoli, Evita Peron, Tina Turner: donne partite da sottozero che sono arrivate ad ottenere riconoscimenti e ruoli importanti, spesso in ambiti considerati per soli uomini.

“It’s a man, man world”, cantava James Brown, re del soul, interpretando in quelle canzoni il sentimento popolare del tempo. Aretha non ci sta: è forse la prima donna in musica a chiedere rispetto senza giri di parole (In “Respect”: “What you want – Baby, I got it – What you need – Do you know I got it? – All I’m askin’ – Is for a little respect when you get home”) e fa notare al suo uomo che è un privilegio poterle stare accanto, che provi a pensare alle conseguenze se deciderà di lasciarla (in “Think”: “You better think – Let your mind go, let yourself be free – Oh, freedom!”, come ce la ricordiamo volentieri sporca e incazzata in “The Blues Brothers”!!!).
E’ la voce profonda di una coscienza che si sveglia e che nella società degli anni ’60 porta alla rivendicazione della parità di diritti fra uomini e donne.

L’orgoglio è stampato nella note e nelle movenze della regina del soul: anche nei brani in cui si dichiara innamorata non c’è mai sottomissione per l’uomo.

Con la sua personalità arriva sempre a tenere le redini del rapporto, accettando a testa alta le conseguenze di lunghe discussioni o amori finiti.
Soul significa anima: se Aretha è stata protagonista indiscussa di questo genere, in “Mille Splendidi Soli” di Khaled Hosseini l’anima di Mariam e Laila viene fuori in tutto il suo splendore. La storia è ambientata in uno scenario completamente diverso rispetto a quello della musica black americana, tuttavia la mancanza di libertà per il genere femminile risulta un punto comune a tutte le società che hanno bisogno di evolversi. Nell’Afghanistan contemporaneo, terra di forti conflitti e di instabilità politica (ben presto nel romanzo arrivano i talebani), la loro vicenda è un omaggio al senso di solidarietà che solo le donne riescono ad avere quando dicono di unire le proprie intelligenze. A dispetto di classi sociali diverse e di un’iniziale diffidenza, le protagoniste sapranno orchestrare una dura ribellione verso tutti gli uomini che pensano di avere in mano il loro destino, padri e mariti in testa. Il prezzo da pagare sarà alla fine altissimo per tutti, ma ne sarà valsa la pena.

Ogni volta che sul giradischi passa la musica di Aretha è un po’ come se si sentisse la voce di tutte le donne che hanno deciso di non stare lì a prendere cinghiate o di non cedere il posto sull’autobus. 

Il privilegio (o la condanna?) di artisti immortali come lei è anche quello di parlare a chi non trova il coraggio di esprimersi, interpretando l’orgoglio di chi invece ha avuto la forza di farlo.

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