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Il libro delle case di Andrea Bajani

Candidato al Premio Strega 2021, Il libro delle case di Andrea Bajani è stato proposto da Concita De Gregorio, affascinata dalle tante case raccontate dall’autore, case che ci guardano, case che conservano memoria, case che sanno.

Le case che parlano di noi, di IO.

Non poteva quindi non affascinare anche me ll Libro delle case di Andrea Bajani, dato che amo le case e forse, in quest’ultimo anno, ancora di più.

Innanzitutto di questo romanzo ho apprezzato la struttura: nella prima pagina del libro ho annotato gli anni e le case che hanno accompagnato la vita del protagonista chiamato IO.
Si tratta dell’autore?
Non lo so e non è forse importante saperlo perché IO rappresenta ognuno di noi.

Attraverso le stanze vissute da IO, prima bambino poi ragazzo e infine uomo, si compone un puzzle, quello della vita. Ma non solo la sua, perché Andrea Bajani ci offre anche la panoramica di case lontane, vissute quando IO ancora non c’era o era nel grembo della madre, rimaste comunque nella memoria delle persone.

E’ stato molto bello perdersi nel gioco di “incastri” offerto dall’autore: l’impostazione per salti temporali, l’ho sempre detto, fa al caso mio anche se richiede maggiore concentrazione e la necessità di tornare spesso indietro.

Ogni casa, da quella del sottosuolo a quella sotto la montagna, da quella dei Parenti a quella del recinto, dalla casa del materasso a quella dell’armadio fino alla casa signorile di famiglia, si vivono i metri quadri della vita di IO, da Roma a Torino passando per Parigi (la casa sopra i tetti) e da quella di tartaruga. Dalla “casa del per sempre” all’abitacolo (l’ascensore) che contiene ogni dettaglio di ciò che ha portato alla fine di un amore, ogni luogo abitato o soltanto frequentato per un breve momento o periodo porta in sé delle tracce indelebili anche se le persone cambiano, se gli anni passano, se noi non ci siamo più.

Ho apprezzato questo libro perché mi ha fatto pensare ancora una volta a qualcosa di personale, alla mia casa, a quella che porta le tracce di me tanto sa sognarla quasi ogni notte, di parlarne come se ci vivessi ancora anche se la vivo solo in alcuni momenti dell’anno e per lungo tempo nemmeno quelli.

E’ vero che la case parlano di noi e raccontano allo stesso tempo una storia; le case ci attraggono o respingono forse perché impregnate di sentimenti e vissuti vicini a noi.

Penso, per esempio, a quando sono entrata per la prima volta con mio marito nella nostra attuale casa e, nonostante fosse colorata e arredata con un gusto contrario al nostro, abbiamo entrambi sentito che quella era nostra, ancora prima di firmare il contratto.

Bajani ci racconta anche un pezzo di storia attraverso due uomini che, per motivi diversi, hanno lasciato un segno (Prigioniero e Poeta) perdendo la vita brutalmente negli anni ’70.

L’immagine però più bella credo sia quella dei ricordi sfuggiti alla memoria, tanto da avere anche loro un tetto sulla testa: la casa dei pensieri fuoriusciti, e cioè dei ricordi che non hanno trovato il loro posto in nessuna delle case abitate. La scatola nera di ciò che non si ricorda.

La casa che più di tutte preferisco però è quella di tartaruga (dovete sapere che io ho sempre avuto un amore particolare per le tartarughe e per tanti anni ne ho avuta sempre una in casa) perché incapaci di resistere alla chiamata dell’infanzia.

Questo libro fa parte della dozzina del Premio Strega 2021 ed è stato letto con il mio gruppo di lettura #inattesadellacinquina

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