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Open, la storia di Andre Agassi

“Open” di Andre Agassi è uno di quei libri da leggere almeno una volta nella vita, ve lo dice una che si sport si interessa poco e niente. È la storia di un uomo, del suo talento, del suo tormento, delle cadute fragorose e delle fulgide rinascite. Una grande storia di resilienza, ci piacerebbe forse dire oggi. Ecco perché lo inseriamo nella nostra iniziativa Monday Motivation Stories”.

Andre Agassi è stato un grande tennista, ma non ha potuto scegliere il suo sport. Gli è stato imposto dal padre fin da piccolo: tutta la sua vita doveva ruotare intorno al tennis, fra turni di allenamento massacranti con famigerate “macchine sparapalline” e scuole scelte in funzione del suo percorso sportivo.

Per questo Agassi amava e odiava profondamente il tennis: come in un romanzo distopico, è stato un uomo che non ha potuto esercitare il suo libero arbitrio, in un conflitto costante col padre.

Il fatto che avesse talento da vendere ha complicato le cose: la strada verso la conquista del titolo di n°1 al mondo era segnata e ci è arrivato attraverso dolori sportivi, fisici, sentimentali, psicologici da cui si è sempre rialzato, arrivando oggi (finalmente tennista in pensione) a vivere una nuova fase della sua esistenza con la donna che ama.

Ma quanto dolore fisico in quella schiena fin da ragazzo! E giù iniezioni per continuare a competere ad alto livello. Quanto dolore psicologico nella perdita dei capelli, lui sportivo affermato che quasi da un giorno all’altro ha dovuto abbandonare la sua cresta bionda. Quanto si è sentito fuori posto negli anni del suo matrimonio con l’attrice Brooke Shields, imprigionato in un mondo che non gli apparteneva e che aspettava solo l’amore della vita: non poteva essere che Steffi Graf, tennista leggendaria e sua metà perfetta.

Poi c’è lo sport: Andre Agassi è arrivato ad essere varie volte il primo tennista al mondo, è sprofondato più velocemente di altri per poi risalire. Non è stato il più grande tennista di sempre, ma è fra i soli otto capaci di vincere tutti i tornei del Grande Slam, più un Olimpiade (Atlanta 1996). La sua rivalità con Pete Sampras ha fatto epoca, a testimonianza che in qualsiasi campo si vuole eccellere occorre avere una controparte valida con cui misurarsi.

“Open” ci lascia una vicenda umana indimenticabile. Ricorderete questo libro a distanza di anni e vi accompagnerà nei momenti in cui tutto sembra perduto. Sarà lì a farvi pensare che esiste sempre una possibilità di rinascita nella vita, come nello sport ci sarà sempre un’altra partita da giocare, un altro torneo da vincere, un altro campionato da disputare.

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