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Isherwood e la pazza Berlino che se ne va

Un grazie sincero a David Bowie per averci suggerito la lettura di Christopher Isherwood: “Il Signor Norris se ne va” è infatti uno dei suoi 100 libri della vita. Cosa lo avrà attratto di questo autore inglese del Novecento? Di sicuro la descrizione del fermento della Berlino di inizio anni ‘30, lo stesso che Bowie ha vissuto nella capitale tedesca nei pazzi anni ‘70 e che molti giovani trovano ancora oggi.

Isherwood, scrittore inglese di alta estrazione sociale, omosessuale e di simpatie comuniste, trovò proprio a Berlino un ambiente più adatto al proprio stile di vita, meno ingessato e molto più libertino rispetto all’Inghilterra.

Attraverso il suo alter ego, lo scrittore in cerca di ispirazione William Bradshaw, Isherwood ci porta nei salotti (ebrei) della Berlino bene ma anche nelle squallide camere dove le classi povere affinano l’arte di arrangiarsi.
Il signor Norris ne è un perfetto esempio: conosciuto dal protagonista su un treno, diventa presto un amico irresistibile e scomodo, eternamente squattrinato ma sempre capace di vivere al di sopra delle proprie possibilità. Impossibile non innamorarsi di lui, anche per la maniera tenera e pungente con cui lo descrive la penna di Isherwood. Presto tuttavia le improvvise partenze di Mr Norris per destinazioni improbabili iniziano a diventare sospette per le autorità.

Il clima in Germania sta cambiando e Isherwood è un maestro nell’accennarlo con una chiave ironica che lascia spazio all’angoscia, con un tipico houmour nero inglese.

Lo stesso spirito si trova in “Addio a Berlino”, una carrellata di racconti e personaggi che abbiamo visto al cinema nell’indimenticabile adattamento con Liza Minelli, nel film premio Oscar “Cabaret” (1972). La vita del “sottobosco” di Berlino, che è quello in cui Isherwood ama vivere, si svolge fra affittacamere, nightclub e ville di generosi ebrei. Un cuore che pulsa attraverso personaggi indimenticabili come l’attrice prostituta Sally Bowles (ovvero… Liza), la rampolla ebrea Natalia, il giovane Otto, ma soprattutto la signora Schroeder, battagliera affittacamere , che sui nazisti ha le idee chiare: “Volete dire che oserebbero venire nel mio appartamento, signor Bradshaw? Ebbene, vengano, quegli sfrontati. Si provino a farlo! Li prenderò a ceffoni, ve lo dico io!”

“Il signor Norris se ne va” e “Addio a Berlino” sono il manifesto della fine di una festa, proprio in quella Berlino che in quegli anni ci immaginiamo solo buia, piovosa e piena di svastiche, ma che invece Isherwood ci descrive ancora desiderosa di vita nonostante i colori sempre più sbiaditi.

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