Tutti giù per terra

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Inauguriamo la nostra due giorni #libriemusica dedicata alla festa del lavoro, in un anno in cui per gli effetti della pandemia e di una crisi economica ormai endemica, il lavoro è un tema più che mai importante e complicato.

“Tutti giù per terra” esce nel 1994 dalla penna di Giuseppe Culicchia. Walter, il protagonista del libro (che per chi ha visto l’adattamento cinematografico di Davide Ferrario ha la faccia di Valerio Mastandrea) è il primo vero precario della letteratura italiana.

Dopo la rivoluzione degli anni 60, le lotte sociali dei ‘70, il postmodernismo dei grassi ‘80, ecco affacciarsi al mondo la generazione dei contratti a termine, dei call center, dei 1000 euro.

Walter gira in tondo tutta Torino alle prese con lavori senza futuro e piccoli faccendieri, veri animali pronti a sfruttare ogni situazione a proprio favore. Viene da famiglia umile e disastrata (madre muta per scelta, padre operaio, filosofo e puttaniere), legge molto e frequenta l’università sperando in un futuro migliore, ma alla fine di questo girotondo sa che le armi migliori per uscire (forse) vittorioso sono l’ironia e il disincanto.

Nell’edizione “remixed” del 2014, Culicchia (allievo di Tondelli) compie un esperimento letterario, riscrivendo “Tutti giù per terra” ai giorni nostri, nel tempo dei social e degli influencer.

Colonna sonora, come nel film, non può che essere quella dei C.S.I. di Giovanni Lindo Ferretti, che composero l’omonimo bellissimo brano come #originalsoundtrack: “i figli degli operai i figli dei bottegai i figli di chi è qualcuno e di chi non lo sarà mai… che cazzo di animali in questi giorni miei!”

Buon Primo Maggio e che lavoro dignitoso e sano ci sia sempre per tutti.