Sylvia Penton esce dal letargo: ma cosa c’entrano i ricci?

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È così che accade. Senza che ce ne rendiamo conto tutti siamo portati, in base alle esperienze vissute, a coprirci di aculei che possano proteggerci dai pericoli per abbassarli solo quando ci fidiamo completamente di chi ci sta accanto.

È così che fanno i ricci quando per esempio si accoppiano.

I ricci hanno un significato molto importante in questo nuovo romanzo di Jane O’Connor perché la vita della protagonista, Sylvia, viaggia di pari passo con loro, occupandosi della loro cura in un centro creato ad hoc dove svolge volontariato.

Sylvia è una cinquantenne single, londinese e innamorata dell’amore. Non ha mai vissuto storie importanti ma probabilmente è andata avanti vivendo quelle degli altri.Diventa paranoica nei confronti di un amore non corrisposto e intraprende azioni così scorrette e ridicole che perde persino il lavoro. Per una serie di malintesi e bugie, arriva a perdere anche gli affetti più importanti ma la storia di Sylvia non può finire male.

Abbiamo detto che gli aculei prima o poi si abbassano e per fortuna riesce a farlo anche lei.Basta un po’ di volontà, di ascolto e di perdono per riprendere in mano la propria vita e farla andare per il verso giusto.

Sylvia mi ha ricordato molto “Eleanor Oliphant sta benissimo” per le sue manie e paranoie; ogni tanto avrei voluto scuoterla per svegliarla subito dal suo letargo, ma come solitamente avviene, è solo questione di tempo.

Un romanzo quindi che lascia il sorriso, qualche lacrima di commozione e il ricordo di una donna a tratti buffa ma con un grande cuore.