Yoga di Emmanuel Carrère: un viaggio nell’anima

Yoga è un libro così intimo e maturo che fornisce la totalità dell'anima dell'autore

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Yoga è il primo libro che leggo di Emmanuel Carrère, scrittore francese noto per lo più per “Limonov”, “L’avversario” e “Vite che non sono la mia”. La mia conoscenza con questo autore parte quindi dalla fine, dato che Yoga è l’ultimo libro che ha scritto, pubblicato nel 2020 da Adelphi anche se credo che la mia scelta non sia stata poi così sbagliata.

Tra l’altro lo stesso Carrère, a pagina 39 di Yoga, sa che deve contrastare la sua “presuntuosa tendenza a credere che il lettore abbia letto tutti i suoi libri precedenti“, quindi con grande maestria riporta fatti, avvenimenti e citazioni di altri libri senza dare nulla per scontato.

Yoga è un libro così intimo e maturo che fornisce la totalità dell’anima dell’autore, tanto che leggere gli altri suoi libri precedenti, adesso, per me potrebbe essere un viaggio più consapevole. Non sapevo infatti niente di Emmanuel Carrère, né come scrivesse né cosa volesse comunicare davvero con il suo libro. Adesso credo di saperlo un po’.

Questo libro non è un manuale di Yoga. Non è nell’intento di Carrère istruire chi non sappia niente di questa disciplina che forgia l’anima, anche se chiarisce molto bene cosa è lo Yoga (ne dà ben 14 definizioni) e che importanza abbia avuto in certi momenti della sua vita.

Dovendo scegliere da dove partire, Carrère decide di iniziare dalla sua esperienza di meditazione Vipassana (che significa “vedere le cose come sono“), dieci giorni di stage di meditazione intensiva con l’obiettivo di fare ordine in testa.
Inizialmente, quindi, fino a pag. 125, si crede di seguire un percorso sullo Yoga per cercare di capire il suo significato originario (“attaccare insieme, a uno stesso giogo, due cavalli o due bufali“) e imparare quelle due/tre tecniche fondamentali per prenderlo sul serio, non soltanto “come una ginnastica”.

Poi, all’improvviso, cambia tutto.

Da un Carrère pacato, tormentato ma consapevole, si passa ai terribili fatti che sconvolsero la Francia e il mondo intero, l’attentato presso la redazione di “Charlie Hebdo” che fu la causa dell’interruzione dello stage Vipassana del nostro Carrère (coinvolse anche delle persone a lui care). Un’interruzione che in realtà non fa che riacuire i tormenti dello scrittore che si troverà a fare i conti con un disturbo bipolare di tipo II, quella che lui chiama “la pazzia”.

“E’ inquietante sentirti diagnosticare a quasi sessant’anni una malattia di cui hai sofferto per tutta la vita senza che nessuno l’abbia mai nominata”.

E così Carrère ci racconta anche altro e, tra le sue fragilità e momenti bui, si scopre una storia d’amore fortissima e intensissima mai provata prima e una sua permanenza in Grecia, a Leros, dove si occupa di alcuni profughi afghani. Mentre si legge, ci si scoprirà a cercare su Youtube la polacca Eroica di Chopin e, tutte le volte che si uscirà da una stanza, da questo momento in poi, si starà sicuramente attenti a spegnere la luce.

Yoga di Carrère è sicuramente un viaggio profondo nell’anima dell’autore ma anche dentro se stessi tanto che, chiusa l’ultima pagina del libro, si tornerà di nuovo alla prima per immagazzinare meglio i tanti messaggi che questo grande scrittore ha impresso su carta con la sua penna divina (e un dito solo;-) capirete perché!).

Trama da Adelphi
La vita che Emmanuel Carrère racconta, questa volta, è proprio la sua: trascorsa, in gran parte, a combattere contro quella che gli antichi chiamavano melanconia. C’è stato un momento in cui lo scrittore credeva di aver sconfitto i suoi demoni, di aver raggiunto «uno stato di meraviglia e serenità»; allora ha deciso di buttare giù un libretto «arguto e accattivante» sulle discipline che pratica da anni: lo yoga, la meditazione, il tai chi. Solo che quei demoni erano ancora in agguato, e quando meno se l’aspettava gli sono piombati addosso: e non sono bastati i farmaci, ci sono volute quattordici sedute di elettroshock per farlo uscire da quello che era stato diagnosticato come «disturbo bipolare di tipo II». Questo non è dunque il libretto «arguto e accattivante» sullo yoga che Carrère intendeva offrirci: è molto di più. Vi si parla, certo, di che cos’è lo yoga e di come lo si pratica, e di un seminario di meditazione Vipassana che non era consentito abbandonare, e che lui abbandona senza esitazioni dopo aver appreso la morte di un amico nell’attentato a «Charlie Hebdo»; ma anche di una relazione erotica intensissima e dei mesi terribili trascorsi al Sainte-Anne, l’ospedale psichiatrico di Parigi; del sorriso di Martha Argerich mentre suona la polacca Eroica di Chopin e di un soggiorno a Leros insieme ad alcuni ragazzi fuggiti dall’Afghanistan; di un’americana la cui sorella schizofrenica è scomparsa nel nulla e di come lui abbia smesso di battere a macchina con un solo dito – per finire, del suo lento ritorno alla vita, alla scrittura, all’amore.