Cecilia e le streghe di Laura Conti

Cecilia e le streghe di Laura Conti

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Ho letto “Cecilia e le streghe” di Laura Conti e mi è piaciuto davvero molto. La prefazione a cura di Marco Martorelli, che consiglio di leggere solo alla fine, arricchisce inoltre la lettura perché offre una panoramica importante sull’autrice che ha scritto questo libro nel 1958, ambientando la storia a Milano (descrivendola in modo mirabile), tra il 1957 e il 1958.

Un anno.
Un anno in cui l’io narrante, che coincide con la stessa autrice (probabilmente è stata ispirata da un’esperienza vera), mette il lettore di fronte a pensieri, riflessioni, dilemmi, motivazioni delle scelte...

Da questo romanzo di appena 169 pagine viene fuori anche una donna straordinaria, non la Cecilia che dà il titolo al libro, ma appunto la scrittrice che, senza svelare troppo di sé, della sua vita, del suo lavoro (è un medico), mette completamente a nudo la sua anima, soprattutto la sua sensibilità.

Laura Conti è stata davvero una donna straordinaria che si è impegnata tanto, negli anni della II guerra mondiale, non solo nello studio ma anche nella vita politica: è stata persino deportata nel Lager nazista di Gries a Bolzano!

Ma non è in “Cecilia e le streghe” che l’autrice narra delle sue esperienze ed ideologie politiche né di tutti gli altri interessi che ha coltivato (ha scritto anche tanti libri sull’ecologia, le risorse energetiche…).

In questo libro c’è al centro una storia di umanità.

Ci sono una donna malata e una bambina sperdute per Milano, raccolte sotto l’ala di chi narra la storia. In “Cecilia e le streghe” c’è al centro anche una storia di libertà, perché per quanto si possa voler fare del bene a qualcuno, non è possibile controllarne i pensieri, i gesti, le azioni, le scelte..In sostanza non è possibile controllare la libertà altrui, né nel bene e né nel male.