Non ti muovere di Margaret Mazzantini

Una giornata di pioggia, uno stop non rispettato, una ragazza di quindici anni che frena, scivola e cade dal motorino. Una corsa in ambulanza verso l’ospedale

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“Non ti muovere”, un imperativo che appare per la prima volta a pagina 20 e che il lettore farà suo.

È impossibile infatti spostarsi dalle pagine di questo libro di Margaret Mazzantini, vincitore del Premio Strega 2002.
È un fiume in piena che travolge senza sapere dove sfocerà, un viaggio nel dolore e nelle lacrime, un’operazione alla vita stessa di un uomo che troppo tardi comprende come si ama.

“Non ti muovere” è stato un recupero per il gruppo #inattesadelpremiostrega e
ancora una volta ho avuto la prova dell’importanza di questo progetto per la lettura dei vecchi vincitori del Premio più ambito dagli scrittori italiani.

Credo che “Non ti muovere” sia al momento non solo il libro più doloroso che io abbia mai letto negli ultimi anni, ma anche il più intenso e forse anche il migliore dal punto di vista stilistico.

Sin dalle prime pagine, entra con prepotenza la voce di un narratore disperato, un padre che nel giro di poche ore vede stravolta la propria vita e cerca di rimetterla in ordine, parola per parola.

“Non tagliare la rotta del suo aereo, resta, figlia nostra. Non ti muovere”

Non ti muovere è il libro del dolore, delle lacrime e dell’amore. Al di là di tutto credo sia il romanzo d’amore più intenso presente nella mia libreria.

Un amore impossibile e forse malato, una calamita difficile da staccare; l’amore per una donna inaspettata e per una figlia non desiderata.

È una storia che viene fuori non solo attraverso le parole ma anche gli odori, gli oggetti, i gesti.

“Fammi un cesto, figlia mia, il cestino con cui andavano all’asilo. Voglio metterci dentro, come lucciole nel buio, i bagliori che hanno attraversato la mia vita”.

 

Trama da Mondadori
Una giornata di pioggia, uno stop non rispettato, una ragazza di quindici anni che frena, scivola e cade dal motorino. Una corsa in ambulanza verso l’ospedale. Lo stesso in cui il padre lavora come chirurgo. Immobile nella sua casacca verde, mentre un collega opera sua figlia, Timoteo rimane in attesa. E, nel terrore dell’evento estremo, racconta, getta la sua maschera di fermezza e cinismo, di padre e marito modello, per svelare un’immagine di sé straniata e violenta. Rivela alla figlia un segreto doloroso, una sua storia d’amore squallida eppure potente e viscerale con una donna derelitta. Nella speranza di poter barattare le parole con il silenzio del coma, la morte con la vita.