Il Circolo Pickwick e i Queen: una notte all’opera prima

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Oggi il nostro angolo dei vinili è tutto sull’opera prima, il tassello iniziale su cui verrà costruito qualcosa di importante.  Abbiamo collegato “Il Circolo Pickwick” a “Queen”, primo libro di Charles Dickens e primo album di Mercury e soci, proprio nei giorni in cui si sono celebrati i 30 anni dalla pubblicazione dell’ultimo LP, “Innuendo”, che chiuse il cerchio di una carriera straordinaria per il gruppo inglese.

E’ sempre difficile trovare i collegamenti fra la musica a noi contemporanea e i testi di epoche passate. Qui forse è stato forse più semplice del previsto.

Eccentricità, glamour, sferzante humour inglese: tutti questi elementi sono presenti in entrambe le opere.

Tanto scanzonati e dissacratori i personaggi di Dickens, tanto eccessivi e apparentemente sicuri di sé i primi Queen. Le storie di Samuel Pickwick e dei suoi amici, che girano l’Inghilterra di inizio ‘800, sono costruite prima di tutto su solidi e duraturi rapporti umani. L’amicizia  e la fiducia virile sono gli elementi su cui poggia la costruzione dei personaggi di Dickens, allo stesso modo in cui i Queen (al di là della mitologia creata dal film premio Oscar “Bohemian Rhapsody”) hanno sempre dimostrato tutta la solidità di un legame personale indissolubile, oltre la morte verrebbe da dire.

Eppure l’imbroglio è dietro l’angolo: Pickwick e il suo gruppo vengono notati quasi subito da alcuni delinquenti che, come il Gatto e la Volpe, riusciranno a mettere nei guai gli uomini. La gioventù e il talento messi in crisi da gretti arrampicatori: i Queen ne sanno qualcosa. Ovvio che con le royalty dei loro pezzi tutti i componenti della band oggi vivono senza problemi economici (compreso Mary Austin, l’amica di Freddie Mercury che ha ereditato gran parte del suo patrimonio), ma all’inizio della loro carriera non è stato così. Contratti firmati ingenuamente e manager senza scrupoli li avevano ridotti quasi sul lastrico e se non fosse stato per “A Night at the Opera”, l’album del 1975 con “Bohemian Rhapsody” per capirci, forse oggi racconteremmo un’altra storia. Mercury dedicò un brano in quell’album al suo ex manager, “Death on two legs”, ovvero “morto in piedi”, che è una vera propria invettiva in cui si esprime tutta la rabbia della band. Errori di gioventù, chi di noi non li ha fatti fidandosi delle persone sbagliate?

E poi ci sono gli amori. Come potrebbero mancare. Amori vissuti nella maniera cortese che abbiamo visto in tanti romanzi della letteratura inglese dell’800, fatti di equivoci e colpi di scena, sempre a metà fra sentimento autentico e interesse economico.

Ne “Il Circolo Pickwick” abbiamo un Dickens molto diverso da quello che identifichiamo con il fumo dei camini della Londra di metà Ottocento, una città cinica come Scrooge di “Canto di Natale” e sempre più divisa fra ricchi e indigenti.

L’amore è sempre presente in ogni album dei Queen: nella loro opera prima, se non è ancora il tempo di “Love of My life”, dichiarazione più matura e diretta, c’è spazio per testi meno elaborati ma che segnano tutta l’urgenza del passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta. “Keep Yourself Alive”, primo brano dei Queen in assoluto, con l’irresistibile riff di Brian May in apertura e la voce di Freddie già chiara e graffiante, è un inno alla vita, nonostante tutto. Quella stessa vita che canteranno da una prospettiva diversa nell’ultimo album “Innuendo”, in cui si guarda con nostalgia a quei giorni perduti per sempre.

Ma non è tempo per essere cupi: l’opera prima è sempre vitalità allo stato puro. E non c’è brano migliore del primo disco del primo album dei Queen per iniziare la lettura de “Il Circolo Picwick”. When life was just a game.