“Mà, per me non ti devi preoccupare, me la caverò. Pensa a te, riposati, statti tranquilla, e dormi un po’”
Ma le madri non dormono mai.
Un libro struggente e che fa tremare il cuore, non solo alle madri.
Non è infatti un libro – come potrebbe sembrare dal titolo – sull’essere mamma e sulle nottate in bianco tra coliche e cambi di pannolino.
Lorenzo Marone, con “Le madri non dormono mai” (Einaudi) racconta innanzitutto una realtà, quella dell’Icam, ovvero dell’Istituto a custodia attenuata per detenute madri in provincia di Avellino. Aver visitato quel luogo ed essere stato attorniato dai bambini, figli delle detenute, ha regalato allo scrittore materiale per una storia verosimile, quella di donne che non hanno potuto scegliere e si sono trovate incastrate dai loro uomini o comunque da persone poco raccomandabili.
Il libro è strutturato per personaggi, quindi attraverso ognuno di essi si tesse una trama intrecciata e fatta di paure, angosce, diffidenza, desiderio di potersi fidare e ricostruire una vita. Diego, Miriam, Melina, Amina, Anna, Jennifer, Gambo, Adamu, Greta, Miki, Antonia e infine Gaspare: questi i nomi dei protagonisti ai quali sarà impossibile non affezionarsi, tifando per le loro esistenze. Si tratta di storie senza via di uscita tanto da far sembrare la prigione il posto migliore dove poter condurre la propria vita, un luogo dove chi entra è diffidente ma, quando deve uscire, versa lacrime per l’aver instaurato i rapporti umani migliori.
Ho trovato bellissima una riflessione sulla maternità che, scritta da un uomo, acquista ancor più significato:
“La maternità è la forza riparatrice che ricompone la divisione tra anziane distanti, tra donne appartenenti a esistenze diverse, è l’essenza che lega ciascuna alla meraviglia e all’indecifrabilità del creato”.
Bello, come tutti i libri di Marone, del resto.