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Gli Editors e il tocco delicato di un giardino segreto

Il tocco dell’ angolo di questa settimana è delicato. Il momento non ci fa venire voglia di esplorare viaggi fisici, spazi aperti, movimenti repentini. Il tempo è quello dell’attesa e della sospensione, che per noi signiffica storie che si svolgono in ambienti circoscritti.

Molte persone nel mondo stanno riscoprendo il proprio giardino: quello che era uno spazio della casa di puro passaggio, sfruttato semmai per l’annaffiatura dei fiori la mattina presto o qualche grigliata nei weekend primaverili, da qualche settimana si è trasformato in un ambiente che porta linfa vitale alla quotidianità. E’ l’ora d’aria, l’unica che possiamo vivere all’aperto senza rischiare di fare involontariamente del male a noi stessi e agli altri, un punto di vista privilegiato da cui si può osservare una parte di natura senza sentirsi fuori posto.

“Il giardino segreto” di Frances Hodgson Burnett, nell’edizione preziosa che si può vedere nella foto, è romanzo di formazione e nello stesso tempo pieno di mistero. Le vicende narrate si svolgono all’inizio del secolo scorso e sono concentrate tutte nello stesso ambiente, ovvero la villa del ricco zio Archibald, a cui la piccola Mary viene affidata dopo la morte dei genitori. La bambina improvvisamente si trova catapultata in una realtà nuova, in una casa che non è la sua, con persone che in apparenza neanche la amano. Il giardino inaccessibile di questa villa diventa il luogo dell’attesa per eccellenza, visto che non può essere frequentato da nessuno a causa di un grave incidente occorso in quel luogo molti anni prima. La grande amicizia con Colin, il figlio dello zio Archibald costretto su una sedia a rotelle, li porterà a violare quelle mura e a far prendere finalmente una piega diversa a tutta la storia e alle loro vite.

A differenza dei giardini che stiamo vivendo in questi strani giorni, per i piccoli cugini il luogo proibito per eccellenza diventa quello della normalità, proprio come sarebbe per noi tornare a vivere la realtà quotidiana come la conoscevamo.

Non solo: il giardino segreto rappresenta la ritrovata gentilezza di un mondo che per loro sembrava dover essere solo brutale e claustrofobico.

L’abbinamento con un’estetica musicale angosciante e nello stesso tempo delicata è stata più naturale di quello che si possa credere, anche se è necessario fare un salto temporale in avanti di un secolo: gli Editors sono un gruppo inglese che nell’ultimo decennio ha mostrato la sua arma vincente nell’incontro fra rock raffinato ed elettronica di qualità. La formazione musicale e l’impostazione della voce del cantante Tom Smith guarda anche ai Joy Division e dunque non si può dire sia all’insegna dell’allegria smisurata: basti pensare a brani come “Frankestein” e “Papillon”. Il video di “Papillon” poi è un piccolo capolavoro distopico, che in questi giorni abbiamo rivisto in famiglia non senza un certo sbigottimento: la clip ha come protagonista un uomo che scappa di notte in un’imprecisata città deserta (chiusa, si direbbe oggi) e alla fine svanisce nel nulla, nello stesso modo in cui ci è arrivato.

Tuttavia è nella gentilezza dell’interpretazione dei brani più melodici che la voce di Tom Smith risulta perfetta per storie raccontate con un tocco morbido, fino ad una sorta di rivelazione finale che non è mai gridata.

Penso a ballate come “No sound but the wind” o “Ocean of Night”: sognanti, misteriose, liberatorie, adatte a stati d’animo inquieti come alla ninna nanna di un bambino. Oppure forse alla mia preferita di sempre degli Editors, a maggior ragione per questo periodo: “Smokers outside the hospital doors”.

Perchè oggi si sta tutti come fumatori fuori dalla porta di un ospedale. O come sognatori in (o di) un giardino segreto.

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