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“Nati per muoverci”, la nascita di Technogym

“Nati per Muoverci”, la biografia del fondatore e CEO di Technogym Nerio Alessandri è una storia unica, piena di passione e ingegno, quella di un ragazzo di provincia che è riuscito a conquistare letteralmente il mondo. Uno Steve Jobs italiano. Pensare di emularlo potrebbe portare giovani imprenditori e startupper a bruschissimi risvegli se si limitassero ad assorbire il capitolo iniziale del libro o a vedere cos’è adesso il Technogym Village di Cesena. Essere un po’ fuori dalle righe e avere fame (“Stay hungry, stay foolish”) sono concetti entrati nell’immaginario collettivo, comuni a tante persone che ce l’hanno fatta ma spesso ripetuti come una frase fatta. Mi piace allora leggere un po’ più fra le righe, per capire cosa posso assorbire dalle pagine di questo libro ricordando la confidenza che mi fece una volta un professore dell’Università di Bologna: “Sempre meno i giovani attratti dalla carriera imprenditoriale”.

NON FARLO PER SOLDI, MA PER AMORE
Non c’è nulla di più concreto dello svolgere un’attività imprenditoriale: la gestione di un’azienda è quanto di più rischioso esista in termini previsionali, dunque è necessario essere persone pragmatiche per evitare che i voli pindarici diventino boomerang incontrollabili. Tuttavia la voglia di mettersi in gioco può nascere da una situazione familiare economicamente non florida (“la necessità aguzza l’ingegno”) ma da un contesto sociale ricco di stimoli: nel caso di Alessandri è quell’Emilia Romagna che sforna da sempre realtà solide uscendo dagli schemi, basti pensare a Ferrari, Ducati, Beghelli, Barilla e Technogym. Quello che si evince dalla sua storia è un vero senso di inquietudine, come se tenere la mente prigioniera di un posto fisso e di schemi prestabiliti fosse un insulto alla sua stessa natura. Impiegato in un’importante azienda della zona, si accorge fin da giovane cosa lo differenzia dagli altri bravissimi tecnici: la voglia di uscire dalla comfort zone per sperimentare e cercare qualcosa di nuovo. Mai un accenno alla brama di ricchezza e al “fare soldi”, ma solo la ricerca della felicità nelle cose semplici, che significano fame di conoscere e dare un senso alla vita. Si trova sempre in prima linea, non smette di imparare da tutti e non si sente mai arrivato. Si potrebbe dire che la capacità naturale di persone come Alessandri sia proprio quella di spostare gli obbiettivi sempre più in alto.

CIRCONDATI DI GENTE PIU’ BRAVA DI TE
Proprio la volontà di uscire dalla comfort zone porta lo porta ad essere estremamente aperto alle nuove idee“circondati di persone più brave di te” è una frase che potrebbe tranquillamente trovarsi sul frontespizio del libro. Fa capire come un bravo imprenditore non debba temere il confronto e deve essere proprio la sua snellezza mentale a fargli assorbire gli stimoli che provengono dall’esterno. Chi pensa che Alessandri sia un ex culturista o un assiduo frequentatore di palestre ha sbagliato strada. Ha piuttosto intuito un mercato, lo ha analizzato bene e lo ha aggredito prima di altri: uno con un tale spirito avrebbe potuto fondare altre imprese di successo in qualsiasi settore. Lo spirito di osservazione, la capacità di raccogliere stimoli e l’apertura mentale sono importanti almeno quanto saper gestire le finanze della propria azienda.

PROVA A INNOVARE, SEMPRE
Non esiste un momento in cui gli obbiettivi sono raggiunti: sembra sempre che si sia vinta una battaglia e non la guerra, perché anche se un imprenditore riesce a inventare un mercato prima o poi arriveranno i competitor che si attrezzeranno per batterlo, studiando prima di tutto i punti di debolezza della sua azienda. Servono allora innovazione e velocitàMai smettere di studiare, di osservare il mondo, di dubitare di se stessi e capire le tendenze del proprio settore: l’idea vincente può essere data da un vantaggio della prima mossa che poi si traduce in economia di scala, come da un’intuizione che altri non hanno avuto o saputo mettere in pratica. L’importante è essere sempre sul pezzo, perché un vero punto d’arrivo non esiste mai.

AMMETTI GLI ERRORI, MICA SALVI VITE UMANE
Una delle parti che mi ha colpito di più nel libro è stato la descrizione della prima consegna, in cui il cliente non è stato soddisfatto del lavoro di Technogym. Alcuni avrebbero gettato la spugna, altri avrebbero detto che la colpa era dell’ignoranza del cliente: solo persone tenaci che fanno della propria impresa una ragione di vita possono ammettere l’errore, guardare negli occhi il committente, farsi “un mazzo così” e riconsegnare tutto nel giro di una settimana. Ammettere gli errori è fondamentale quanto difficile, c’entra l’orgoglio personale e la paura di essere giudicati: tranquillo Marco, mi ripeto spesso, con i tuoi programmi non salvi vite umane, anche se dal tuo lavoro dipendono interi reparti. In generale, se sappiamo di essere competenti e onesti, il nostro cliente ce lo perdonerà. Garantito sulla mia pelle.

PUOI IMPARARE TUTTO, MA PROPRIO TUTTO
Dopo il primo ordine il fondatore di Technogym non sapeva manco cosa fosse una fattura. Questo rende l’idea di come alla fine, se un imprenditore è convinto di aver trovato il tutto il resto si può imparare. Certo, servono i giusti collaboratori ma anche grande intuito: non credo che Alessandri avesse studiato marketing prima di capire che avere il logo sul casco sarebbe stato fondamentale dopo l’introduzione della camera car in Formula Uno. Alcune intuizioni si hanno nemmeno se si studia una vita, serve talento: ma non esiste niente che non si possa imparare se si tiene la mente sveglia e ricettiva, dal marketing, alla finanza, alla gestione aziendale. Un motivo in meno per non sentirsi all’altezza.

CHE FAI DI LAVORO?
Mi è scappato più di un sorriso compiaciuto quando Alessandri ha raccontato dell’abbandono del posto fisso e di quanto all’inizio fosse stato difficile spiegare a parenti, amici e potenziali affittuari di capannoni che cosa facesse per vivere. Non è facile imporre modelli di business nuovi in un mercato come quello italiano che, per quanto negli anni ’80 vivesse di un ottimismo lontano da quello odierno, è certamente più provinciale rispetto ad esempio a quello americano.

PER CONCLUDERE
Tutti gli startupper e giovani imprenditori, prima di pensare di convincere il mondo con le loro teorie per poi rischiare di mollarle alla prima porta chiusa in faccia, dovrebbero leggere “Nati per Muoverci” o storie simile a quella di Alessandri.. Capirebbero prima di tutto che:

“Un imprenditore è fondamentalmente un incosciente, perché se sapesse a cosa va incontro non farebbe mai questo mestiere. (…) L’imprenditore è spinto da una molla a fare, perché vede e gestisce il rischio, ha creatività, cerca di aggirare ogni problema con l’inventiva, ma anche se ne riduce le probabilità, un rischio lo corre sempre. (…) La fortuna è l’incontro fra il talento e l’occasione.” (pag. 136).

Credo non esista niente che sappia unire meglio sogno e realtà: non è questo, in fondo, dare un senso alla propria vita?

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