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Il ritratto di Freddie Mercury

Londra vittoriana. Dorian Gray ha ricevuto in dono da un amico pittore un suo ritratto da giovane. Quel dipinto rispecchia perfettamente il suo attaccamento alle cose materiali: prova rabbia guardandolo, perchè sa che lui continuerà a invecchiare, mentre la tela resterà sempre giovane. Condizionato anche dalle teorie del mentore Lord Whotton, Dorian Gray trova il modo di far vincere la vanità, unico vero valore che conta per lui. Riesce infatti a donare eterna giovinezza al suo corpo ma non al ritratto, che mostra segni di degrado evidenti ogni volta in cui compie azioni riplorevoli.

Nel capitolo finale si capisce come Oscar Wilde abbia in realtà voluto raccontare la storia di una fuga, la più inutile: si può scappare da tutti ma non da se stessi.

Londra tatcheriana. Freddie Mercury  conserva nella sua villa un ritratto di Marlene Dietrich, la diva del cinema muto tedesco. Sguardo glaciale e mani appoggiate sul mento, è l’emblema di una perfezione lineare. Per un attimo il quadro si vede anche nel film “Bohemian Rhapsody”, proprio sui titoli di testa, quando Freddie esce di casa per raggiungere Wembley e cantare al Live Aid. Freddie si mette nella stessa posa per la copertina di “Queen II” e nell’iconico primo frame del video di “Bohemian Rhapsody”.

E se il ritratto di Marlene Dietrich per Freddie fosse come quello di Dorian Gray?

In quell’immagine non sembra esserci nulla di più lontano dal Freddie che pensiamo di conoscere, fatto di abiti sgargianti, glamour, vanità, feste sfrenate. Eppure il desiderio di stabilità lo opprime fin dalle prime canzoni della sua carriera, esplodendo con un grido lacerante in brani come “Love of my life” e “Somebody to love”.

Se pensiamo sia davvero come quello di Dorian, il quadro di Marlene avrà mostrato qualche segno di deterioramento durante la vita di Freddie, che ad un certo punto pareva aver perso la rotta per seguire i Lord Whotton della situazione.

Nell’ultimo capitolo della vita però Freddie torna da se stesso (e dagli altri), lui che era scappato dalla sua identità addirittura cambiando nome.

Oscar Wilde nell’epilogo del romanzo mostra Dorian per quello che è, consegnando al mondo un ritratto che rappresenta la bellezza del male.

Freddie con “Innuendo”, l’ ultimo album in studio dei Queen, guarda al passato con nostalgia e sembra scusarsi fra le righe per tutti gli errori compiuti. Lo fa con l’eleganza di una dea, facendoci sapere quanto amore ha ancora in serbo per tutti noi (“When i look,and i find, i still love you”, dice in “These are the days of our lives”) nonostante il suo trucco si stia squagliando per sempre.

Adesso siamo certi che il ritratto di Marlene non perderà mai più la sua bellezza, eterna come i capolavori dei Queen.

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