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Lettera da Berlino: tutta la musica del muro

L’associazione per questo angolo (di muro) stavolta non è uno a uno, ma uno a molti, per dirla in termini di analisi di processi informatici.

L’uno è “Lettera a Berlino”, una spy story (o forse più love) nella prosa di Ian Mc Ewan, scelta quasi obbligata e forse non troppo originale in occasione dei trent’anni del crollo del muro di Berlino. La vicenda racconta l’amore ai tempi della guerra fredda, la resistenza, l’impazienza della fuga, l’epilogo non troppo atteso: clichè classici mischiati ad eventi di storia contemporanea. Quella che oggi è facile bollare come distopia (e dunque un po’ fantascienza), nella Berlino del 1955 era semplicemente la realtà. Anzi, lo è ancora, in qualche parte del mondo più vicina a casa nostra di quanto pensiamo.

I molti in questo caso sono gli angoli dei vinili che si potrebbero associare a questa storia, brani ed eventi che hanno segnato il percorso del muro di Berlino. Non può essere solo uno, perché il primo che viene in mente tira dietro anche gli altri, in una sorta di catena aperta e perfettibile.

Allora immaginate di prendere “Lettera a Berlino” di Ian Mc Ewan e di accompagnarla in musica secondo un percorso.

Accendete il giradischi e mettete su “Murmur”, album d’esordio dei REM. La traccia iniziale è “Radio Free Europe”, dal nome della prima radio occidentale ad arrivare in onde medie oltre la cortina di ferro. Un bell’inizio per provare a tirare giù quel muro, come disse Reagan a Gorbaciov in uno dei discorsi più famosi della storia.

Se vi sembra che siamo andati già troppo oltre, proprio perché Oltreoceano, fate il percorso di Lou Reed, uno dei primi artisti americani a voler volare in Europa per vivere in prima persona il fermento culturale di Berlino Ovest. Alla città ha dedicato lo storico album “Berlin” del 1973, con tracce di forte impatto sociale come “The Kids”: i bambini della città che diventano vittime di fortissime tensioni sociali.

Se avete ancora un video registratore funzionante, resistete alla tentazione di aprire YouTube e mettete su un VHS con il concerto di Bruce Springsteen tenuto a Berlino Est nel 1988. Per molti questo evento ha avuto un ruolo fondamentale in quello che sarebbe accaduto pochi mesi più avanti, con il socialismo che già mostrava le sue prime crepe. Oltre alle sue canzoni più trascinanti è tutto da ascoltare il discorso che il Boss fece ai giovani berlinesi, in cui ricorda loro che attraverso il rock possono pensare di abbattere ogni confine.

Se il VHS vi ha distolto dalla lettura del libro, potete immergervi di nuovo in “Lettera a Berlino” dopo avere messo su il vinile di “The Wall”, potentissima opera dei Pink Floyd del 1979.  L’album non parla direttamente del muro di Berlino, ma ne è diventato un simbolo non scalfibile: basta ascoltare “Another Brick in The Wall” e tutto l’immaginario di dolore e privazione vissuto dalle persone in quegli anni sarà davanti ai nostri occhi.

Poi passiamo dal rock psichedelico al punk di Iggy Pop, con il suo album “Lust for Life” che è stato registrato nei mitici Hansa Studios di Berlino nel 1977. Muoverete la testa e i piedi ascoltando “The Passenger”,  brano che parla dei viaggi in treno intorno alla città insieme all’amico David Bowie.

Una libertà forse fatta di eccessi, ma pur sempre libertà di scegliere, anche di fare male solo a se stessi.

Di nuovo una piccola pausa dalla lettura, di nuovo VHS: stavolta le immagini mostrano il primo concerto di massa nel mondo libero dal socialismo, tenuto dai Metallica a Mosca nel 1991. Vedrete una folla oceanica fare headbangin’ sulle note di “Enter Sandman”, come a voler ribadire la forza di chi ha raggiunto un obbiettivo difficile e insperato dopo anti anni. Che liberazione sia allora, con un po’ di sano hard rock.

“Atchung, Baby!” Adesso è il momento di tornare alla musica far girare con gli U2 e l’album registrato a Berlino poco dopo il crollo del muro. La traccia d’apertura, “Zoo Station”, cita una fermata della metro e subito, come aveva fatto Iggy Pop, ci sentiamo portati a spasso in uno dei caratteristici treni gialli sopraelevati, sempre con il nostro libro in mano. Solo che qui Bono & co. ci fanno muovere in una città finalmente libera, a differenza di quella di “The Passenger”.

Già, David. Quanto si è detto di quel bacio che ha sbirciato sotto il muro e che ha dato origine a uno dei brani più belli di sempre?

“Heroes” non è però un capolavoro figlio di un episodio isolato, ma la title track dell’omonimo album, il quale a sua volta fa parte (assieme a “Low” e “Lodger”) della cosiddetta trilogia berlinese.

David Bowie racconta la sua città ma soprattutto quella dei giovani: da un lato quelli che cercano di scappare da un Est in forte difficoltà attraverso tunnel e mongolfiere, dall’altro quelli dell’Ovest che vivono ancora in maniera forte la loro condizione di isolamento da un occidente troppo lontano, nella geografia e nel cuore.

Ormai avete chiuso l’ultima pagina del libro e ne conoscete il finale. Tuttavia c’è l’ultima canzone da ascoltare, stavolta nel mangianastri, con la biro pronta a riavvolgere la cassetta in caso di necessità. Perché  l’album “Crazy World” degli Scorpions io ce l’ho ancora così, come l’ho acquistato nel 1990.

E se dico Scorpions, ovviamente è subito “Wind of Change”: tutte le altre canzoni che avete ascoltato leggendo il libro raccontano paure, dolori, frustrazioni, ricordi, assenza del muro di Berlino, ma solo questa si associa alla sua caduta.

Loro quel vento di cambiamento lo avevano sentito proprio a Mosca, in un concerto che un regime ormai diventato più morbido aveva permesso loro di fare pochi mesi prima del crollo.

Nel 2003, in una Piazza Rossa gremita, Paul Mc Cartney avrebbe finalmente cantato “Back in USSR”: ma questa è un’altra storia, che fa parte già del mondo di oggi, con altri libri, altri brani e altri muri da raccontare.

Il vento del cambiamento, mentre Paul ci ricordava “How lucky you are boy”, era già passato.

WIND OF CHANGE

I follow the Moskva
And down to Gorky Park
Listening to the wind of change

An August summer night
Soldiers passing by
Listening to the wind of change

The world is closing in
And did you ever think
That we could be so close, like brothers

The future’s in the air
I can feel it everywhere
Blowing with the wind of change

Take me to the magic of the moment
On a glory night
Where the children of tomorrow dream away
In the wind of change

Walking down the street
And distant memories
Are buried in the past forever

I follow the Moskva
And down to Gorky Park
Listening to the wind of change

Take me to the magic of the moment
On a glory night
Where the children of tomorrow share their dreams
With you and me

Take me to the magic of the moment
On a glory night
Where the children of tomorrow dream away
In the wind of change

The wind of change blows straight
Into the face of time
Like a storm wind that will ring
The freedom bell for peace of mind
Let your balalaika sing
What my guitar wants to say

Take me to the magic of the moment
On a glory night
Where the children of tomorrow share their dreams
With you and me

Take me to the magic of the moment
On a glory night
Where the children of tomorrow dream away
In the wind of change

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