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E se oggi a spiegare storia in 4°B arrivassero gli Iron Maiden?

L’associazione fra un libro e un vinile può venire in mille modi diversi, non necessariamente per somiglianza di contenuti. Anche perché poi, per i generi musicali dei dischi che riempiono i mobiletti di casa nostra, il confronto con gli argomenti di molti libri che stanno invece sugli scaffali potrebbe risultare impietoso.  Al netto di alcuni cantautori che con le parole esprimono i loro sentimenti più profondi, nella maggior parte della musica pop/rock degli ultimi 50 anni i testi arrivano successivamente alla composizione dei riff di chitarra e delle linee di basso. Prendete “Heroes”di David Bowie: prima il Duca Bianco ha lavorato sulla melodia, poi Brian Eno ha dato quell’ inconfondibile effetto con il sintetizzatore. C’è voluta una decina di giorni prima che Bowie tirasse fuori il bellissimo testo del brano, dopo aver ascoltato e ri-ascoltato quella traccia diventata negli anni inconfondibile.

Questa settimana l’associazione non è nata per contenuti, ma per copertina. Quando ho visto Lucia con il bellissimo albo che narra della società degli antichi Egizi, ho rivisto in un flash gli stessi colori di “Powerslave” degli Iron Maiden, tant’è che sono corso a recuperare il vinile per metterlo a confronto. Nel libro la grafica è fedele all’immaginario collettivo riguardo a geroglifici e piramidi, semmai rese più dolci da un effetto finale quasi da cartone animato, adatto ai piccoli lettori. Nel disco del quintetto hard rock inglese la faccia del faraone è invece quella inquietante di Eddie, la mascotte che si trova sulle cover di quasi tutti gli album degli Iron Maiden e che fa da contraltare al giallo e all’azzurro caldo dell’insieme.

Il risultato finale nella cover del libro è rassicurante, nel disco certamente più inquietante visto che, a guardare ancora meglio, “Powerslave” ci mostra sul retro la scena del un funerale di un re, sorvegliato a sua volta da una divinità pagana. Non ci si potrebbe aspettare nulla di diverso, direte voi.

In realtà è proprio qui che il collegamento fra libro e disco va ben oltre la copertina: quello che infatti non molti sanno è che nessuno sarebbe più adatto degli Iron Maiden a spiegare la storia a chi la vuole imparare. Anche ai bambini, perché no.

Non sto parlando di stile musicale: il loro è un hard rock con sfumature gotiche nella piena tradizione del mondo anglosassone. Parlo del loro livello di cultura sull’argomento: si tratta infatti di una band estremamente erudita con una grande passione per la storia. E quando dico storia, intendo davvero un sacco di periodi diversi. Le loro tracce scorrono spesso a 100 all’ora, nervose e potenti, ma non per effetto di chissà quale rito satanico: raccontano la tensione di battaglie epiche, guerre complicate, scontri mitici.

“Aces High”, il primo brano di  “Powerslave”, simula uno scontro aereo come quelli che avvenivano nella seconda guerra mondiale, “Flash of the Blade” è la pura adrenalina della battaglia in campo aperto, nello stile degli antichi romani, mentre l’ultimo brano, “The Rime of the Ancient Mariner” li riporta su un terreno a loro ancora più congeniale. Il titolo è infatti quello dell’omonima poesia di Samuel Coleridge, perno della letteratura inglese dell’Ottocento almeno quanto “Il sabato del villaggio” di Leopardi per noi italiani.  In un solo album gli Iron Maiden spaziano lungo archi temporali diversi e lontanissimi: se vi manca di sentire urlare “Wallace!!!” come Mel Gibson in “Braveheart”, vi basterà passare al loro vinile di punta,  “The Number of the Beast”: ”Run to the Hills” è infatti una cavalcata potentissima in prati sconfinati alla conquista della libertà.

Un bambino impara facilmente a scuola o in albi dedicati che i popoli antichi, proprio come gli Egizi, improntavano la loro società sulla guerra: ogni scoperta o opera dell’ingegno veniva studiata e realizzata per sconfiggere il nemico.

I bravi maestri lo spiegano ai bimbi attraverso ricostruzioni mitiche, che tengano conto della sensibilità di questo tipo di pubblico. Ma se gli Iron Maiden riescono a guidare aerei di linea con 300 e passa persone a bordo (Bruce Dickinson, il cantante, è un vero pilota con tante ore di volo sul curriculum: potreste trovarvi su un aereo guidato da lui senza saperlo!),  pensate davvero che non riuscirebbero a parlare di un argomento in cui sono così ferrati a classi di 25 bambini?

L’abito non fa il monaco, la conoscenza del tema e del mezzo quasi sempre la differenza.

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