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La misura del tempo di Gianrico Carofiglio

Non è forse un caso che io dedichi questo post, #inattesadellacinquina di domani (diretta 18.30 sul sito del PremioStrega) a La misura del tempo di Gianrico Carofiglio. Si tratta del mio settimo libro letto tra i 12, un libro che ha offerto anche a me “la misura” di tante cose, soprattutto degli ultimi mesi vissuti con il bellissimo gruppo di lettura che si è creato proprio per arrivare pronte al Premio Strega.

Ci siamo quasi: domani si scoprirà la cinquina, una selezione che abbiamo tanto atteso nel corso degli ultimi mesi, vivendo momenti e sentimenti altalenanti per quanto vissuto da marzo ad oggi.

Se penso a come mi sentivo il giorno in cui ho appreso la notizia dei 12 libri selezionati, ricordo un clima di diffusa incertezza e allo stesso tempo la voglia di non mollare, andare avanti, rifugiarsi nella lettura (anche se è stato difficile per certi versi), il bisogno di UNIRSI.
Ero sola quel 12 marzo, quando ho condiviso nella mia storia l’incredulità di NON aver letto ancora nessuno dei 12, ma dopo qualche giorno non lo sono stata più perché si è creato un gruppo #inattesadellacinquina che è andato oltre la semplice condivisione della lettura.

Grazie al gdl che si è formato intorno al Premio Strega, oggi ci sentiamo emozionate (eh si, siamo tutte donne) e in trepidante attesa di scoprire se ci abbiamo visto giusto o se sarà tutto l’opposto di quanto pensato. In ogni caso, sarà bello scoprire domani i 5 finalisti e a quel punto tifare poi per il vincitore dell’edizione 2020.

Per quanto riguarda La misura del tempo, è stato un piacere per me rincontrare l’avvocato Guerrieri che ho trovato forse un po’ più stanco e malinconico ma sempre “sul pezzo”, elegante, battagliero, coinvolgente.

In questo nuovo episodio, l’avvocato Guerrieri nel mezzo di un nuovo caso da discutere, mette in campo anche tanti ricordi, alternando i capitoli tra presente e passato (Lorenza), e la sua anima inquieta di fronte alla scelta, fatta a suo tempo, di diventare avvocato.

Oltre alla discussione in aula, come sempre trepidante e perfetta tanto da far venire voglia di aver studiato Legge, e quindi oltre al caso principale per il quale Guerrieri si batte, ho apprezzato tantissimo il contorno e l’aver quindi avuto la possibilità di capire qualcosa in più dell’anima di questo personaggio e, perché no, dello stesso autore. Per me c’è tanto di Carofiglio in Guerrieri.

“Mi capita di elaborare l’inventario di quello che mi hanno lasciato i miei genitori. Perlopiù sono cose buone, se non decisive. Per esempio una nozione, deliberatamente semplice, dell’onestà: un concetto su cui dovevano esserci sottili distinzioni. Poi il rispetto per gli altri. Poi l’amore per le idee…la convinzione che bisogna sempre sbrigarsela da soli”.

Ho amato ovviamente Bari, i suoi luoghi, la pineta e in particolare l’Osteria del caffellatte che speravo tanto esistesse davvero ma che ho scoperto, dall’intervista svolta da Leggo e cammino su IG a Giancarlo Carofiglio, essere un luogo immaginario…ma poi chissà…magari è un progetto che prenderà vita tra poco!

“Col passare del tempo alcuni luoghi della città mi ricordano sempre più intensamente sensazioni e fantasticherie del passato remoto. Un’epoca di stupore. Ecco, certi luoghi della città mi fanno sentire nostalgia per lo stupore”.

Ho avuto come l’impressione che con questo nuovo romanzo Carofiglio abbia come voluto fare un punto su se stesso, la vita, la professione, il tempo passato, perduto e che resta.

Si legge proprio nelle prime pagine: “Qualcuno ha scritto che bisognerebbe essere capaci di morire giovani. Non nel senso di morire davvero. Nel senso di smettere di fare quello che fai quando ti accorgi di aver esaurito la voglia di farlo, o le forze; o quando ti accorgi di aver raggiunto i confini del tuo talento, se ne possiedi uno. Tutto ciò che viene dopo quel confine è ripetizione“.

Ho percepito una vena malinconica in ogni pagina, nonostante l’avvocato sia sia gettato a capofitto sul nuovo caso, nonostante la maestria nella gestione delle indagini, la voglia di fare comunque bene e in modo accurato il proprio lavoro. Ho notato una certa stanchezza e per certi versi mi ha ricordato le ultime indagini di Montalbano di Camilleri, si, gestite sempre in modo magistrale ma con un velo di inquietudine e rimorsi.

Forse Carofiglio ci ha voluto dire che Guerrieri tra poco ci saluterà? O forse la misura del tempo che dà il titolo al suo romanzo vuole fare riflettere anche noi lettori su quanto sia importante non lasciarsi sfuggire niente dalla vita, seguire sempre quello “stupore” che potrebbe essere proprio “l’antidoto al tempo che accelera in questo modo insopportabile“.

“Il tempo scorre veloce quando si invecchia perché, di regola, si ripete sempre uguale. Le possibilità di scegliere si riducono, le vie sbarrate si moltiplicano, fino a quando tutto pare ridursi a un unico, piccolo sentiero”.

Un bellissimo messaggio e ancora una volta un libro selezionato per il Premio Strega che invita a lunghe riflessioni. Io lo vedo in cinquina.

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