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Rodari e De Gregori: viva i bimbi che fanno errori!

In occasione dei 100 anni della nascita, il nostro angolo dei vinili di oggi non poteva che partire da Gianni Rodari, di cui proponiamo il classico “Favole al Telefono”(nella storica edizione Einaudi) e il prezioso albo illustrato della favola “Sette e Uno”, sempre della stessa casa editrice.

Non è stato semplice trovare il miglior musicista da collegare al mondo di Rodari: abbiamo pensato a un italiano, cantautore, che non sapesse solo giocare con le parole ma avesse il gusto di raccontare storie di bambini, a volte veri, a volte cresciuti. Francesco De Gregori parla di un’Alice che “guarda i gatti e i gatti e i gatti guardano le stelle”, di un giovane esploratore Tobia, di un “Generale” che è una storia di guerra e di famiglia, fino a “La leva calcistica della classe ’68”, brano entrato a pieno diritto nell’immaginario collettivo.

Lo spunto finale ce l’ha dato un emozionante speciale di Sky Arte su Rodari, con Neri Marcorè come voce narrante accompagnata dal violino di Rodrigo D’Erasmo.  Abbiamo letto l’autore nel profondo della sua arte: non solo la parola che diventa musica grazie alle figure retoriche, non solo la filastrocca analizzata come momento letterario complesso, ma un approccio rivoluzionario verso il mondo dell’infanzia.

Per Rodari il bimbo non va protetto in una bolla: gli adulti hanno il dovere di insegnargli che il mondo non è un luogo perfetto, dove oltre al bene esiste alche il male. E’ essenziale quindi far percepire l’errore come parte di un percorso di vita, senza diventare per forza oggetto di punizione.

Insomma, “non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”: il Nino di De Gregori avrebbe potuto benissimo essere un personaggio di una favola di Rodari. I rigori li sbagliano anche i giocatori più forti, ovvero, fuor di metafora, non è un episodio sfortunato che è indicativo del valore di una persona.

Ci piace pensare infatti che il ragionier Bianchi di “Favole al Telefono”, dopo ogni storia raccontata di sera alla figlia lontana, chiudesse la conversazione con un “Buonanotte, buonanotte Fiorellino, buonanotte fra il telefono e il cielo”.

Una visione della vita che tutti dovremmo far propria, genitori e non, anche per saper sempre dire l’ultima parola dolce a chi, come un bimbo, pende dalle nostre labbra.

 

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