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Agnes Grey di Anne Brontë: umiltà e semplicità

Ho terminato di leggere da qualche giorno Agnes Grey di Anne Brontë (RBA Italia) e mi ritrovo ancora a pensare alla dolcezza e temperanza della sua protagonista.

Leggendo le pagine di Agnes Grey è impossibile non accorgersi degli aspetti autobiografici e di quanto la vita della protagonista ricalchi molto quella della stessa Anne: entrambe figlie più giovani di un povero ecclesiastico dell’Inghilterra settentrionale, istitutrici presso alcune famiglie per sostenere l’economia famigliare.

Per quasi metà del libro, in Agnes Grey non accade nulla di eclatante se non la necessità e volontà di Agnes di fare qualcosa per la famiglia: cresciuta come se fosse in una campana di vetro (a 18 anni veniva trattata ancora come una bambina), prende il volo, andando a lavorare come istitutrice presso alcune famiglie.

Il ritratto che ne viene fuori è una ragazza umile e posata, molto credente e volta al perdono e sopportazione. Vittima degli atteggiamenti viziati e insolenti dei bambini e ragazzi di cui si occupa, Agnes vive esperienze in cui non riesce a emergere per quello che è.

E’ chiara la volontà di Anne Brontë  di far mantenere ad Agnes un profilo basso, un’umiltà che verrà premiata come “da Vangelo”, un carattere volitivo senza la possibilità di emergere.

Gli anni d’altronde sono quelli che sono; la società è nettamente distinta tra chi ha molto e chi molto poco; le donne povere non possono mirare a grandi cose, ma c’è sempre un MA.

E’ il “ma” che ho sperato per tutta la lettura del romanzo che mi ha anche fornito alcune perle di saggezza:

“La vanità eccessiva, come l’ubriachezza, indurisce il cuore, rende schiave le facoltà e perverte i sentimenti”.

Avendo letto un romanzo a testa delle sorelle Brontë, nasce spontaneo il confronto ma sono contenta di dire che Anne non mi ha delusa, mi ha lasciato sensazioni altamente positive, avvolgendomi di amore e semplicità.

Mi hanno inoltre colpito molto le considerazioni di Agnes che di tanto in tanto si rivolge al lettore, sempre con molto tatto e umiltà, scusandosi quasi di quanto dice e prova, senza sapere che le sue parole resteranno altisonanti nel cuore di chi legge per lungo tempo, anche a distanza di molti anni.

“Quando siamo assediati da sofferenze e ansie, o oppressi a lungo da sentimenti forti che dobbiamo tenere per noi, cerchiamo conforto nella poesia – e spesso lo troviamo – in effusioni poetiche di altri, che sembrino in armonia con le nostre circostanze, o in un tentativo personale di dare voce a quei pensieri e a quei sentimenti in versi forse meno musicali ma più appropriati e dunque più penetranti e congeniali, e momentaneamente più confortanti o più forti nel risollevare e liberare il cuore gonfio e oppresso”.

La tisana che vedete di fianco al libro, è l’infuso Respiro di Herbio

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