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Il Maestro e Margherita: cortesie per gli Stones

“Please allow me to introduce myself
I’m a man of wealth and taste
I’ve been around for a long, long year
Stole many a man’s soul to waste
And I was ’round when Jesus Christ
Had his moment of doubt and pain
Made damn sure that Pilate
Washed his hands and sealed his fate
Pleased to meet you
Hope you guess my name
But what’s puzzling you
Is the nature of my game (…)”

Questo angolo dei vinili non è opera nostra, siamo sinceri. Viene direttamente dal 1968 e lo hanno pensato Mick Jagger e i The Rolling Stones.

Il collegamento fra “Sympathy for the Devil”, brano storico della band inglese, contenuto nell’album “Beggar Banquet” e il romanzo capolavoro “Il Maestro e Margherita” di Mikhail Bulgakov è scritto nell’incipit stesso del pezzo, che abbiamo riportato sopra.

Il modo in cui Satana si presenta, lo scompiglio che crea con naturalezza ed eleganza, la storia di Ponzio Pilato, l’atteggiamento da tenere nei confronti del Diavolo se mai lo si dovesse incontrare (cortesia, simpatia, empatia: una sorta galateo) sono tutti elementi contenuti nel romanzo di Bulgakov e che i The Rolling Stones hanno saputo sintetizzare in poche strofe, facendo parlare Lucifero in prima persona ma mettendosi anche nei panni di un’ipotetica Margherita.

Le due opere trovano collocazione in momenti storici diversi, ma collegati se vogliamo dalla stessa perdita di spiritualità.

Il fatto di parlare di Gesù, Ponzio Pilato e del Demonio nella Russia stalinista, che aveva abolito qualsiasi riferimento a certe tematiche, fu vista come una grande opera dissacratoria da parte di Bulgakov.

L’intellighenzia russa che lo scrittore mette alla berlina ne “Il Maestro e Margherita” è la stessa classe dirigente del suo paese, quella che bolla l’opera del Maestro come di scarso valore. Il Sessantotto dell’album degli Stones sembra allo stesso modo far ritornare il pubblico su argomenti meno materialisti, che poi troveranno la loro naturale collocazione negli anni ’70 dopo il decennio del boom economico.

Il testo di “Sympathy for the devil” racconta le scorribande del Diavolo nello scorso secolo: dalla morte degli Zar e di Anastasia (non casuale il riferimento degli Stones alla Russia, se ci pensiamo) fino all’affermazione del Nazismo con i suoi metodi crudeli. Il brano mette l’uomo di fronte al fascino perverso del male, proprio come accade a molti personaggi del romanzo di Bulgakov e alla stessa Margherita. Lei fa tutto per amore del suo uomo, ma non c’è dubbio che i metodi di Woland e dei suoi seguaci le provochino strani sentimenti. Il capitolo del ballo, con le porte dell’ Inferno che si aprono in un appartamento di Mosca trasformandolo nel castello di Woland e Margherita, mostrano la donna totalmente a proprio agio, come un’inappuntabile padrona di casa che prende atto senza scomporsi degli orrori e delle nefandezze che le si manifestano davanti agli occhi.

Margherita potrebbe chiedere qualsiasi cosa a Woland, ma non desidera altro che vivere con l’amato Maestro. Non brama denaro e ricchezze, ma vende la propria anima al Diavolo per la promessa di una felicità umile.

Questo è forse l’aspetto più inquietante de “Il Maestro e Margherita”: il fatto che si possa pensare di fare compromessi con Satana per tornare alla normalità, per amore di un uomo, di una donna o di un figlio, per curare l’anima di chi ci è caro e sta male.

“Se mi incontri, devi sapere come comportarti con me” ribadisce il Diavolo di Mick Jagger. Usare cortesia di facciata, tenere presente che l’orrore per il male deve restare dominante: semplice a dirsi, difficile a farsi quando Lucifero compare come un signore distinto e prodigo di promesse.

Ci è riuscita la nostra Margherita? Quante persone come lei si sono trovate di fronte a questi dubbi, nella propria esistenza? Interrogativi troppo grandi e destinati a restare senza risposta, mentre sul giradischi scorrono le note degli Stones.

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