La lettura de “I Leoni di Sicilia” ha portato a interessanti conversazioni in famiglia, spesso a tavola davanti a un buon bicchiere di vino. Abbiamo fatto una serie di storie su Instagram, che abbiamo etichettato come #conversazioniatavola, pensando (o sperando) che quella sul libro di Stefania Auci sia solo la prima di una lunga serie di chiacchierate su libri, vinili e compagnia bella.
Viviana in realtà ci aveva messo la faccia in precedenza, approfondendo gli aspetti che l’avevano colpita di più: da buona siciliana e laureata in lettere, si era soffermata sulla storia spesso travagliata della sua regione. Oltre a questo, aveva riflettuto sulle figure femminili del romanzo: Giuseppina e Giulia, antico e moderno uno contrapposto all’altro.
Da parte mia è nata spontanea una riflessione sul vero protagonista del libro,Vincenzo Florio. Visto iI mio lavoro, mi interessa sempre approfondire le figure imprenditoriali e prendere spunto da chi è riuscito a farsi strada nel proprio lavoro. Questo mi serve (e non poco) a provare a prendere le giuste decisioni nel mio. L’ho fatto in passato, lo faccio tuttora: a volte vale più una chiacchierata con un cliente stimato fuori dal contesto lavorativo che mille telefonate durante momenti operativi.
La cosa singolare, ma non troppo, è che qui prendo lezioni da un uomo vissuto quasi due secoli fa.
Ecco i miei appunti su di Vincenzo Florio:
- Vincenzo dedica la sua vita a una missione e si fa strada spesso mitigando lucidità e irruenza. Ha determinazione, visione, velocità di pensiero ma anche capacità di ascoltare chi stima e gli sta vicino (lo zio Ignazio, la madre Giuseppina, la moglie Giulia, l’amico Ben): da tutti sembra prendere il meglio.
- Non c’è un secondo della sua vita che non dedichi al suo lavoro: la dedizione unita alla capacità gli consente di trovare sempre le soluzioni ai problemi o le idee vincenti, come quella del tonno sottolio.
- Non fa l’imprenditore per i soldi, lo fa per senso della competizione, anche verso se stesso. Non esiste per lui fare un passo indietro. Non è il potere che gli interessa, è essere libero attraverso il suo lavoro. Il potere sarà solo una conseguenza dei molti soldi che farà: gli permetterà di ottenere molti consensi e di avere privilegi.
- Dallo zio Ignazio capisce che è necessario sporcarsi le mani in prima persona per avere aziende profittevoli: nella sua aromateria è il primo a arrivare e l’ultimo ad andare via. Quando aggiungerà altre attività a quella principale di casa Florio saprà scegliere i collaboratori giusti, sostituendoli con altri quando necessario.
- Sa adattarsi ai momenti storici con grande intelligenza e scaltrezza: il suo lavoro è una sfida costante e che per progredire deve essere anche in grado di anticipare le mosse.
- Il colloquio a muso duro con il cugino Raffaele mostra tutta la differenza fra chi ha la tempra per essere imprenditore di se stesso e chi no. Non siamo tutti tagliati per fare la stessa cosa: Raffaele è una persona a modo, molto affidabile, ma non ha quel mordente che serve per essere un capo.
- L’ossessione di chi si arricchisce partendo da niente è quella di perdere tutto da un attimo all’altro. La paura di soffrire la fame porta sempre a avere fame.
- La politica per lui conta se è funzionale al proprio lavoro: Borboni, Savoia o Zar di Russia, per lui potrebbe comndare chiunque, basta che Casa Florio vada avanti. Solo chi pensa di aver costruito qualcosa dal nulla sa che deve essere difeso con le unghie e con i denti, a costo di essere opportunisti al limite della legge.
- In una Palermo in cui per contare qualcosa serve un titolo, il denaro per lui è il mezzo per ottenere riconoscimento sociale. Forse questa è anche la sua più grande debolezza: i nobili decaduti che lo chiamano “u facchinu”, percepiscono la sua rabbia e calcano la mano.
- L’insegnamento dello zio è quello che porta al figlio Ignazio: non si deve restare chiusi, ma scoprire ed osservare il mondo che ci circonda. Proprio Vincenzo, durante un viaggio in Inghilterra con Ben, aveva avuto l’intuizione delle macchine per tritare le spezie osservando i macchinari tessili. Un bravo imprenditore può trovare un’idea vincente anche fuori dal proprio settore se si uniscono curiosità e ingegno.
- E’ un uomo dell’800 che nella vita privata è diviso fra due donne: la madre Giuseppina, che rappresenta l’ancièn regime e la moglie Giulia, brillantissima e moderna. Ama Giulia perchè prima di tutto la stima, anche se non potrà mai dirglielo apertamente. E’ evidente che la considera al pari suo. Lo stesso non potrà dirsi per il rapporto verso le figlie: la sua freddezza verso di loro è forse comprensibile se si pensa al contesto storico, ma lascia lo stesso l’amaro in bocca
Viviana, parlando di Giulia, mi ha chiesto se secondo me lui l’aveva mai tradita. No, non penso proprio. Non aveva nè il tempo nè l’interesse a farlo: era semplicemente concentrato in altro.