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Community Manager: prima si dà, poi si riceve

Se avete un amico, un figlio, un nipote che pensa di sfondare nel magico mondo del web attraverso il lavoro di influencer di qualche bene di consumo, fategli leggere “Community Manager. Dietro le reti ci sono le Persone” di Osvaldo Danzi e Giovanni Re. Le reazioni saranno due: o mollerà il libro già alle prime pagine,  oppure aprirà gli occhi su un modo diverso di vedere le cose. Nel secondo caso, capirà che il lavoro in ambito digitale è esattamente come quello tradizionale, con la stessa necessità di un business plan chiaro, un metodo quotidiano che porti valore nel tempo, un cash flow puntuale, con previsioni precise di costi/ricavi.

Il digitale è uno strumento di lavoro come tanti altri, oggi sempre più importante, ma tutto ciò che crea un valore anche grazie a internet non può essere considerato solo un gioco.

L’errore di partenza è uscire dalle prospettive del mondo reale e pensare al digitale come qualcosa di astratto, virtuale, una zona franca in cui tutto è semplice e semplicistico.

Immaginate di trovarvi in una nuova città o in un nuovo ambiente di lavoro. Spesso la prima cosa che si prova a fare per entrare in un gruppo apparentemente chiuso è portare in dono qualcosa di sé. Scrivo dalla Sicilia, in questo momento. I siciliani, emigranti quasi per professione nonostante gli ideali dell’ostrica di Verga, sono maestri in questo: sanno conquistare il mondo con il prodotto tipico, il sorriso, la battuta tagliente o un buon caffè. No, non stiamo riproducendo una scenetta da cabaret: in realtà stiamo già parlando di community , perché anche per i gruppi che nascono in rete funziona alla stessa maniera.

Una delle frasi che mi sono rimaste in testa del libro di Danzi e Re è “Prima si dà, poi si riceve”. E’ una regola di vita, che vale a maggior ragione nelle community, che non sono altro che gruppi di persone che condividono gli stessi interessi.

Quali sono gli arancini che si possono donare online? Se mi leggete, ne avete già di fronte un piccolo assaggio, visto che vi sto parlando di questo libro. O di altri romanzi, ma questo lo fa sicuramente meglio Viviana. Se vi piace la musica, la domenica il nostro cannolo alla ricotta è buon disco, ne abbiamo per tutti i gusti, basta non siano troppo pop o solo trap. E siccome io e Viviana lavoriamo in ambito digitale, presto avremo il fritto misto di pesce fresco: vi daremo tante informazioni ad esempio sul perché oltre a Instagram dovreste avere un sito web e come avviene l’interazione quotidiana su “Scatti dalla mia libreria”, che diciamolo, è l’aspetto che ci dà maggiore soddisfazione. E sia chiaro: non certo per il numero di follower che abbiamo, quanto per le relazioni che abbiamo coltivato fuori da internet.

Tornando infatti a “Community Manager”, un altro aspetto sottolineato nel libro e che abbiamo toccato con mano è che, in una buona community, si creano tali rapporti di buon vicinato per cui a un certo punto diventa naturale incontrarsi fra Persone, magari davanti a un bicchiere di vino.

In un anno di “Scatti dalla mia libreria” abbiamo conosciuto diverse persone di assoluto valore, con alcune siamo diventati amici e con una ho avuto uno scambio di lavoro. Abbiamo scoperto locali di grande appeal a Bologna,  in cui le Persone a loro volta fanno community con gruppi di lettura e serate a tema. Siamo diventati membri di altre community grazie a quella creata da noi.  Vi assicuro che è meno strano di quanto sembri a parole.

Adesso ho un altro proposito per il 2020: far capire a tutti i miei clienti in ambito fashion (il 90% del fatturato della mia società) che puntare sugli  influencer non è l’unica strada per fare marketing: occorre parlare con il proprio cliente, stimolare discussioni, ottenere risposte e cercare in questo modo di creare un senso di appartenenza al brand che può andare oltre la speranza di maggiori vendite grazie alla ragazza con 100K follower su Instagram. Parlo di supposizione perché il dato reale sul ritorno di questi investimenti nessuna azienda è in grado di fornirlo con precisione.

Rimettere le Persone (volutamente con la P maiuscola) al centro delle relazioni è uno dei messaggi forti mandati da questo libro e vale per tutti, professionisti, manager, aziende e community stesse.

In partenza però bisogna essere buoni siciliani: prima di chiedere qualsiasi cosa a chi è dall’altra parte dello schermo, prima di dire cosa dovrebbe fare o comprare, occorre offrire granita e brioche.

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