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Ti ho mai raccontato delle connessioni con Bjork?

Connessioni. Quelle che abbiamo perso non potendo uscire fuori, quelle che abbiamo ritrovato davanti allo schermo di uno smartphone, perché chi ci aveva mai pensato finora a cenare videochiamando gli amici sparsi per il mondo. Le connessioni sono quelle che consentono di mandare avanti il lavoro, per chi come noi ha la fortuna di avere un mestiere che operativamente si può svolgere in remoto. Basta uno zoom e in un attimo colleghi e clienti compaiono sullo schermo. E i compagni di classe, per i più giovani.

La socialità ai tempi di internet ha generato letteratura e cinema fin dagli albori della rete. Ci ricordiamo tutti “C’è posta per te”, film leggero eppure specchio del cambiamento del tempi. Tutti ci siamo divertiti in quegli anni a chattare con amici mai visti in carne ed ossa, a volte perché no a fantasticare vite migliori davanti a uno schermo. Oggi la quarantena forzata non ci lascia scelta, ma già sul finire degli anni ’90 crescevano i casi di chi coltivava relazioni chiuso in camera davanti al computer.

Era la prima volta nella storia dell’umanità in cui l’assenza poteva essere colmata da una presenza virtuale.

“Le ho mai raccontato del vento del Nord” di Daniel Glattauer racconta una storia che parte da una mail inviata all’indirizzo sbagliato e si sviluppa nel rapporto epistolare fra due sconosciuti. Il tocco della scrittura è delicato, soprattutto nel modo in cui i protagonisti iniziano a aprirsi l’uno con l’altro, come se la barriera dello schermo paradossalmente fosse sufficiente a togliere qualsiasi imbarazzo.

Il rapporto fra Emmi e Leo ci porta sempre più a nord, dalla Vienna dell’autore fino all’Islanda di Bjork. Nessuno più di lei, da artista tutto tondo, ha saputo cogliere le sfumature di un mondo sempre più collegato. La musica di Bjork sembra sempre un passo avanti ai tempi, anche nell’utilizzo della tecnologia che ha utilizzato nella distribuzione dei suoi album sotto forma di applicazione e in alcuni video, nei quali ha fatto un massiccio uso della realtà virtuale.

Ci sono almeno due immagini che legano le emozioni della sua musica a “Le ho mai raccontato del vento del Nord”.

In primo luogo c’è l’aspetto sognante, quello che se vogliamo sta alla base di un rapporto basato sull’assenza di fisicità: perfetto per le immagini del video di “Yoga”, in cui la camera sorvola il suolo islandese sulle note di un brano possente ed onirico. Poi c’è l’idea dell’ignoto, che in questo caso più che timore crea imbarazzo: “Possibly Maybe” è un brano che già nel suo titolo esprime volontà ma anche incertezza.

E’ la stessa titubanza dei due protagonisti del libro, che in fondo stentano a credere che un rapporto consumato in rete sia vero quanto un legame fisico.

Sarà sempre così per loro?  Si incontreranno mai? Lo scoprirete solo leggendo il romanzo, magari sulle note di un bel vinile di Bjork. D’altronde l’obbiettivo, in questo tempo sospeso, è anche trovare un rinnovato calore in quelle relazioni che ognuno di noi è costretto a vivere dalla propria casa. Davanti a uno schermo, a più di un metro di distanza o sulle pagine di un libro.

 


State of emergency
How beautiful to be
State of emergency
Is where I want to be
All that no-one sees
You see
What’s inside of me
Every nerve that hurts
You heal
Deep inside of me, oo-oohh
You don’t have to speak
I feel
(Bjork – “Yoga”)
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