Un libro che mi ha lasciato una bella sensazione. Scritto dall’artista Grazia Di Michele, narra la storia di una donna da quando è bambina fino all’età adulta.
Apollonia.
Mi sono affezionata a lei sin dalle prime righe, da quando si definisce “difettosa” e fragile per essere nata settimina. Un fardello che si porterà dietro per lungo tempo ma che supererà con le sue sole forze.
La famiglia non la sostiene né comprende, a parte la domestica che, nella sua semplicità, riesce a captare ogni fremito del suo cuore, credendo nella sua capacità di prevedere alcuni avvenimenti.
Apollonia infatti si scopre visionaria e non sempre questo le facilita la vita o la rende migliore agli occhi degli altri. Anzi! Il paese campano in cui vive, intorno agli anni 60 (anche se non è specificato, si capisce da alcuni dettagli, soprattutto da come le donne iniziano ad emanciparsi), è chiuso e legato alle dicerie. Polly deve vedersela con bocche maldicenti e pregiudizi di ogni sorta, prima di trovare un suo spazio nel mondo e all’interno della famiglia.
Da gracile, piccola e malata si trasforma in una donna studiosa, bella, capace e volitiva che, quando necessario, prende le redini della casa e dell’azienda di famiglia mostrando una grande capacità manageriale.
Apollonia non ha paura di niente. Si innamora, soffre. Le sue visioni solitamente catastrofiche la mettono in guardia e la gettano nello sconforto rendendola impotente, ma la visione dell’amore è l’unica che riesce a tirarla fuori dal baratro in cui si è sempre sentita sprofondare.
Ho apprezzato tanto il contesto e l’ascesa delle donne nella società.
Mi è piaciuto davvero molto.