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“L’improbabile”: gli umani spiriti di Marco Capuzzo

Ho preso in mano il libro di Marco Capuzzo con la curiosità che mi porta a divorare tutto ciò che riguarda il mondo della musica. L’autore ha lavorato con molti artisti ed è stato tour manager (fra l’altro) dei Subsonica. Proprio Davide Dileo, in arte Boosta, tastierista del gruppo torinese, ha dedicato al romanzo una bella postfazione sul retro di copertina.

Il mestiere di Capuzzo è fra quelli che oggi sono messi in forte difficoltà dalla pandemia, in quanto “lavoratore della musica”. Vista lo sguardo attento ai fatti storici che si trova nel suo romanzo, l’autore avrebbe certamente aggiunto un capitolo anche su questo, anche se (lo diciamo subito) non è un libro che ha la musica come suo centro.

Lo sviluppo della vicenda avviene in un luogo ben preciso: la Tunisia degli anni dieci del nuovo millennio, sospesa fra strade polverose e villaggi vacanze, fra rispetto della tradizione e “invasione” degli occidentali. Purtroppo quella Tunisia che in questi giorni è tornata alla ribalta come patria dell’attentatore di Nizza.

I personaggi rilevanti sono molteplici: da un lato la famiglia di Rashid e Karima, neo genitori che non si danno mai per vinti nonostante le difficoltà economiche; la bella Saloua, sorella di lei, con il marito sparito chissà dove (scopriremo poi arruolato con Al Quaeda) e il sogno fortissimo di crescere un figlio; infine il musicista squattrinato italiano Antonio Valsecchi, detto Sinusina, che si troverà a vivere avventure piú grandi di lui.

I veri protagonisti del romanzo sono tuttavia gli spiriti del deserto, che non si vedono mai direttamente ma sembrano trovare la propria manifestazione in Annette, la bambina svizzera bionda dagli occhi azzurri che piomba nelle vite dei personaggi come una bomba e che si mostrerà a proprio agio in quei luoghi così lontani da quelli natii.

Capuzzo trascina il lettore in atmosfere tipiche dei film di Salvatores, come “Mediterraneo” e “Puerto Escondido”: fossi un regista, penserei seriamente a sviluppare una sceneggiatura da questo soggetto.

Un romanzo corale in un ambiente esotico ma non patinato, dove l’idea della fuga (ricordate il primo frame di Mediteraneo, con l’aforisma di Henry Laborit: “In tempi come questi la fuga è l’unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare”) è sviluppata sullo sfondo di fatti storici importanti. L’unico personaggio italiano, il maestro Sinusina, ha tutte le caratteristiche degli anti-eroi della nostra commedia: menefreghista e individualista, rifugge le responsabilità ma mostra una bontà di fondo. Un po’ come i militari di Salvatores, che sembrano non voler mai fare i conti con la vita.

Questo pullulare di personaggi e situazioni è forse anche l’unico aspetto del romanzo che può generare un po’ di smarrimento nel lettore. La Tunisia di Capuzzo è tutto meno che un tempo lento e a volte non si fa in tempo a chiudere con un fatto nuovo che ne subentra repentinamente un altro.

Tuttavia, chiusa l’ultima pagina (ancora con una sorpresa), mi sono ritrovato a immaginare quei luoghi così difficili e affascinanti, con in testa le note di “Fata Morgana” dei Litfiba, brano evocativo della band di Firenze, che porta i fan nel deserto fin dal lungo incipit.

Ascoltando il pezzo nei giorni seguenti, mi sono reso conto che Saloua, Rashid e Sinusina già mi mancavano e che forse ripenserò a loro ogni volta che metterò su questo brano. Bel risultato toccare queste corde fra letteratura, cinema e musica per un’ interessante opera prima come “L’improbabile”.

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