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Gruppo di lettura: I Promessi sposi

E’ uno dei progetti di lettura del 2022: rileggere I Promessi sposi di Alessandro Manzoni, dopo tanti anni dagli studi scolastici e universitari.

Sono contenta di rileggere questo grande capolavoro della letteratura italiana, punto di riferimento e soprattutto strumento principale per quanto riguarda l’unificazione e il riconoscimento linguistico-nazionale nell’Italia unita che uscirà dal Risorgimento. Lo riscoprirò con occhi diversi, con una maturità che mi permetterà di trovare aspetti nuovi e riflettere, in gruppo, su tantissimi temi ancora oggi attuali.

Il gruppo di lettura ideato con Leggere e rileggere è attivo su Telegram e prevede alcune tappe che verranno decise in corso d’opera: entro gennaio leggiamo i primi 8 capitoli, dato che costituiscono la prima macro sequenza che vede i protagonisti vivere le vicende nel proprio paesello sul lago di Como.
La lettura sarà completata nell’arco di circa 6 mesi e, già dai primi giorni della sua attivazione, il gruppo ha condiviso molte riflessioni e temi.

Manzoni e la sua opera

Alessandro Manzoni è uno degli autori più popolari della letteratura mondiale, simbolo del Romanticismo borghese, degli ideali di patria e di nazione, dell’innovazione rispettosa del passato, della letteratura a servizio dei grandi ideali civili e religiosi.

Ha lavorato a I Promessi sposi per circa 20 anni, dividendo l’attività di redazione in tre momenti:

  • La prima stesura, eseguita nel biennio 1821-1823, è convenzionalmente nota con il titolo “Fermo e Lucia” che lasciò insoddisfatto Manzoni per la struttura a blocchi narrativi troppo separati tra loro.
  • Nel 1827 il romanzo esce già con il titolo I Promessi sposi, in cui l’autore è intervenuto dando maggiore coerenza, equilibrio e continuità all’intreccio della storia, nell’ottica di una linearità di lettura per il pubblico e di un più evidente messaggio poetico-ideologico.
  • Dal 1827 al 1842 Manzoni si dedica alla revisione definitiva del romanzo, concentrandosi soprattutto sull’aspetto linguistico per una lingua più viva, attuale e unitaria. Il modello principale è il fiorentino parlato (soggiornerà alcuni mesi a Firenze per realizzare quella che definirà risciacquatura in Arno) per un linguaggio in cui si possano riconoscere tutti gli italiani o che almeno possa essere compreso dalla più ampia cerchia di lettori nazionali.

I Promessi sposi diventano, infatti, uno degli strumenti principali dell’unificazione e riconoscimento linguistico-nazionale nell’Italia unita che uscirà dal Risorgimento.

L’edizione definitiva del romanzo esce tra il 1840 e il 1842 e costituisce il primo esempio di romanzo moderno della letteratura italiana.

Il Romanzo moderno

Ai tempi in cui Manzoni scrisse I Promessi sposi (tra il 1820 e il 1840) il genere romanzesco si era già diffuso in Inghilterra e in Francia: in questi paesi si era affermata la cultura della borghesia e il romanzo era appunto il genere letterario che ne esprimeva i valori e la visione della vita.
In quegli anni la cultura in Italia era ancora patrimonio dell’aristocrazia e si esprimeva essenzialmente nei generi classici dell’epica, della lirica e della tragedia.

Il romanzo era considerato un genere inferiore e imperfetto, destinato a un pubblico poco colto.

Manzoni decise di scrivere un romanzo proprio perché si trattava di un genere popolare, libero da rigide regole e in grado di raggiungere il più vasto pubblico borghese, cui l’autore mirava data la sua concezione educativa e morale della letteratura.

Scrive quindi un romanzo storico e realista: la vicenda dei promessi sposi è infatti collocata all’interno di una ben precisa e circostanziata realtà storica, quella della Lombardia dei primi decenni del 1600 sotto la dominazione spagnola. Manzoni era convinto che un’opera per essere utile e interessante doveva essere credibile, verosimile e quindi parlare di cose vere, di cose accadute o che potrebbero accadere. E’ costante quindi nell’opera il realismo, la volontà di descrivere e rappresentare la realtà nella sua evidenza e concretezza oggettiva.

E’ anche un romanzo religioso, della Provvidenza, parola chiave dell’intera opera dato che è costante l’invito ad affidarsi alla fede e agli insegnamenti cristiani di fronte alle avversità della vita.

Narratore onnisciente

Manzoni, per narrare le vicende, si affida alla voce di un narratore esterno e onnisciente che partecipa all’azione: conosce la storia, vede e giudica intervenendo con commenti e opinioni spesso ironiche.
Già nel I capitolo, dopo l’incontro di Don Abbondio con i bravi, per la prima volta il narratore di rivolge direttamente ai suoi lettori (25 lettori) con tono colloquiale con cui intende instaurare un rapporto diretto tra l’opera e il suo pubblico.

Alcuni temi principali nei primi capitoli

Nei primi tre capitoli de I Promessi sposi si fa la conoscenza dei personaggi principiali, dei luoghi in cui avvengono le vicende e dei tempi (il tutto prende avvio il pomeriggio/sera del 7 novembre 1628, in uno dei borghi rurali intorno al lago di Como).

Già dai primi capitoli appaiono chiari la prepotenza dei nobili e la sopraffazione sugli umili, ma è anche evidente la contrapposizione tra Apparenza e Realtà, che troveremo in altre parti del romanzo.

Questa contrapposizione appare infatti già durante l’incontro/scontro tra Don Abbondio e Renzo (nel 2 capitolo): chi subisce un’ingiustizia si troverà a sua volta a commettere un sopruso (Renzo che ha evidentemente subito un torto, fa per afferrare il coltello tanto che Don Abbondio si troverà costretto a dire la verità su Don Rodrigo).
Questo spinge a un’altra importante riflessione e cioè alle conseguenze della cattiveria che porta al sovvertimento dell’animo.
Renzo, buono e umile, a causa della prepotenza di Don Rodrigo sarà portato a pensare a come vendicarsi.

I cattivi sono responsabili due volte del male che compiono

Lucia, per fortuna, è la luce di Renzo, rappresenta la grazia tanto che appena la pensa, Renzo abbandona i suoi propositi di vendetta.

Nel terzo capitolo, in cui Renzo incontra il dott. Azzecca-Garbugli viene fuori il tema della parola e della cultura che, mancando alle persone più semplici, può causare fraintendimenti.

La scena dei capponi che Renzo porta legate per le zampe mentre si becchettano tra loro, offre un’altra perla di saggezza e cioè che anche nelle situazioni di disagio e/o pericolo, le persone litigano tra di loro (si pensi ai politici dei nostri giorni).

Continua…

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