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La casa in collina: un tuffo nella guerra, solitudine e colpa

Ho letto “La casa in collina” di Cesare Pavese nell’edizione Einaudi, introdotta da Donatella Di Pietrantonio che mi ha fornito una chiave di lettura molto interessante, le parole chiave che ho usato nel titolo di questo articolo: guerra, solitudine, colpa.
Una colpa che probabilmente Pavese traferisce sul suo protagonista, non solo per ciò che fa o non fa, ma anche per quello che è. Scrivere libri non guarisce da questo.

Dovere eravamo rimasti con il percorso di lettura #20autoridellaletteraturaitaliana?

Dopo aver letto le opere di stampo naturalista/verista (Verga, Capuana, De Roberto, Deledda, Fogazzaro…), il gruppo dedicato alla letteratura italiana termina l’anno con “La casa in collina” di Cesare Pavese.
Lasciamo quindi la letteratura di fine ‘800 in cui l’autore si pone come spettatore di fatti e avvenimenti, rappresentando la realtà così com’è, e approdiamo al neorealismo degli anni Trenta e del dopoguerra.

Nelle opere degli autori di questo periodo (Vittorini, Pavese, Fenoglio, Levi, Pratolini, Cassola…) troviamo un nuovo modo di rappresentare la realtà popolare, le vicende della guerra, la lotta partigiana. In particolare Pavese ha rivolto una grande attenzione alla realtà popolare e contadina, richiamando spesso i ricordi della sua infanzia.

Abbiamo deciso di leggere “La casa in collina”, tra le sue opere più importanti, in cui Pavese raggiunge un singolare equilibrio tra sofferta problematica esistenziale, fascinazione del mito e richiamo della realtà storica.
Scritto tra il settembre 1947 e il febbraio 1948, il romanzo ha forti risvolti autobiografici svolgendosi in prima persona attraverso il racconto di Corrado, docente di Torino che una casa in collina e vi si rifugia in cerca di solitudine. Nel turbine della guerra, Corrado incontra Cate, donna che ha amato in passato, e segue le vicende di lei e dei suoi amici partigiani, fino al loro arresto da parte dei tedeschi.

Con un ritorno narrativo incalzante, “La casa in collina” mette in luce le contraddizioni del protagonista intellettuale, il suo isolamento, il suo perpetuo nascondersi alle responsabilità collettive che la guerra impone tanto crudamente. Contraddizioni che portano a una continua fuga.

Sono contenta di averlo letto, colmando cosi una mia grande lacuna. Il gruppo (e io per prima!) non è riuscito a rispettare tutti i programmi dichiarati all’inizio dell’anno, ma non si è mai perso: abbiamo letto comunque grandi opere arricchenti.

Il 2022 ci vedrà ancora alle prese con #20autoridellaletteraturaitaliana il cui programma è in corso di definizione. Vi aggiornerò presto. Intanto segnate Pratolini: Cronache di poveri amanti. Sarà il primo della lista.

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